Il Ministro della Pubblica Istruzione del Governo giallo-verde, coerentemente con quanto previsto dal ‘contratto di governo’ tra Cinque Stelle e Lega, ha annunciato:
a) il ridimensionamento delle ore dedicate all’Alternanza scuola lavoro, per i Licei, da 200 a 80, per gli Istituti tecnici da 400 a 150 e per gli Istituti professionali da 400 a 180;
b) l’eliminazione del tema dall’Alternanza scuola lavoro dall’esame di maturità (comunque non ancora attuato, perché decorrerebbe dal 2019).
L’importante annuncio del ministro Bussetti merita qualche prima considerazione.
Sul piano legislativo occorre anzitutto sottolineare che la norma, se inserita nell’ambito della Legge di Bilancio, dovrà essere approvata entro il 31 dicembre 2018. Dovendo passare al vaglio del Parlamento non è detto che non possa anche essere emendata. Inoltre occorrerà valutare – trattandosi di legge che incide sul triennio della scuola superiore – come verrà applicato l’eventuale regime transitorio, per chi da uno o due anni è già stato coinvolto nei percorsi di Alternanza scuola lavoro. C’è infine chi ha osservato come il nuovo regime non potrebbe comunque entrare in vigore prima dell’inizio del prossimo anno scolastico 2019-2020. Vedremo…
Sul piano psicologico e comunicazionale è però indubbio che il ridimensionamento delle ore di Alternanza scuola lavoro viene interpretato dai più come una svalutazione dell’esperienza, dando voce a chi non ne aveva capito l’alto valore sociale e l’importanza di accogliere nella scuola il mondo del lavoro (e viceversa).
Il fatto però che la norma non sia stata abrogata (e che in molti casi l’impegno soprattutto delle 200 ore nei Licei era apparso realmente gravoso per l’organizzazione sia interna che esterna dell’Alternanza) non deve indurre al pessimismo, ma piuttosto stimolare ad una migliore organizzazione dell’ASL istituzionalizzando in qualche modo la teoria dei tre tempi enunciata nel nostro volume, di Ceriotti – Fantini e altri: “Orientare e orientarsi nell’alternanza scuola lavoro”, edito in maggio da Lampi di stampa.
Salvaguardando il terzo anno, impegnativo per la preparazione degli esami di maturità, potrebbero utilmente essere programmate delle sessioni per la preparazione dell’orientamento e dell’identikit personale e l’introduzione ai principi base del Lavoro e della sua normativa, da svolgere preferibilmente nel primo anno.
Dovrebbe poi seguire, nel secondo anno, dopo la prevista sessione obbligatoria sulla sicurezza del lavoro e un cenno alla Carta dei diritti dello studente in Alternanza scuola lavoro, la vera esperienza in ambito lavorativo, riservando le ore residue alla elaborazione dell’esperienza e alla presa di coscienza e comunicazione sui social network professionali delle abilities e delle competenze acquisite e degli orientamenti maturati fruibili nel futuro lavorativo.
Non c’è dubbio che se questo percorso potesse essere svolto, ad esempio nei Licei, su 120 ore (con una ripartizione 20 – 80 – 20 nelle tre fasi) anziché solo 80, l’esito potrebbe essere anche più ricco, senza venir meno al desiderio ministeriale (e di molti) di riduzione dell’attuale monte ore.
Personalmente non esprimo invece un giudizio negativo sulla eliminazione del tema dell’Alternanza scuola lavoro dall’esame di Maturità. Come spiegato nel capitolo sesto del citato volume, è assolutamente secondario il giudizio della scuola o del datore di lavoro sulla esperienza di Alternanza. Scuola e mondo del lavoro devono solo preoccuparsi di verificare che il giovane reduce dall’esperienza lavorativa abbia preso coscienza dell’arricchimento conseguito dall’attività svolta e sappia mettere conseguentemente alla prova la sua capacità di comunicarlo.
Fausto Fantini (CMF)
Milano, 12 novembre 2018.