“Orientare e orientarsi nell’Alternanza scuola lavoro” – Articolo di Fausto Fantini
Se c’è una tematica nella quale, al di fuori del mondo economico, la parola stakeholders nei suoi significati – in lingua italiana – di parti interessate, compartecipanti, portatori di interesse acquista un senso, ebbene è nell’Alternanza scuola lavoro, e questo, qui sta la singolarità del problema, senza che molti di questi soggetti, pur così numerosi, ne siano consapevoli.
E’ nata da questa considerazione (sviluppata con esperienze svolte sul campo, ovvero a scuola, ovviamente) l’idea di scrivere un libro, a più voci, capace di parlare a tutti questi stakeholders, con ben più di un minimo di cognizione di causa, per contrastare la pessima abitudine italica di criticare tutto soprattutto senza averne almeno prima preso coscienza e/o conoscenza.
Da qui l’epigrafe di Einstein posta a inizio volume: “Devi imparare le regole del gioco. E poi devi giocare meglio di chiunque altro”.
Gli studenti prima di tutto. Da un giorno all’altro – dopo la legge 107 del 2015 – anche gli studenti liceali si sono trovati ad essere catapultati nel mondo del lavoro senza alcuna preparazione preventiva. Assurdo. E’ nata da qui – con l’esperienza derivata da chi ha sviluppato corsi di orientamento professionale – l’idea base di suggerire una “metodologia dei tre tempi” ampiamente illustrata nel libro.
Nel primo tempo, dopo l’introduzione della tematica del ‘lavoro’, dai principi costituzionali alla evoluzione economico-sociale (l’economia 4.0 è dietro l’angolo), è stata sviluppata la tematica dell’orientamento con esercizi utili per ‘imparare a conoscersi’ e ad elaborare il proprio ‘identikit culturale’.
Nel secondo tempo, analizzato il gioco dei ruoli (il figlio entrato a scuola assume il ruolo di studente, ma – con l’Alternanza – anche quello di collaboratore), acquista fondamentale rilievo la… decrittazione delle Regole e delle prassi che sovrintendono le esperienze di Alternanza scuola lavoro con il monito di Milton Friedman: “Più burocratica è un’organizzazione, più grande è la misura in cui il lavoro inutile tende a rimpiazzare il lavoro utile”.
Nel terzo tempo, infine, sono stati descritti i criteri di valutazione delle conoscenze, delle capacità e delle competenze maturate durante l’intero processo. La scuola valuta, il mondo del lavoro valuta, ma la cosa più importante, ad avviso degli autori, è la valutazione propria dei giovani.
Cosa resta a loro? Essi devono impegnarsi nella verifica delle capacità comunicative di quanto assimilato, partendo dalle proprie caratteristiche personali e motivazionali, senza le quali ogni esperienza rischia di perdersi nel nulla.
Dunque l’imparare ad affrontare un colloquio di selezione, insieme alla capacità di dare consistenza delle esperienze acquisite sui social network professionali, come LinkedIn, deve entrare a far parte della didattica.
Docenti e tutor interni ed esterni, secondariamente. Va da sé che quanto sopra descritto a maggior ragione serve al corpo docente che la legge sull’Alternanza e le successive disposizioni del MIUR coinvolgono in maniera totalizzante. Avere a disposizione un manuale così organico (e riassuntivo) non solo è indispensabile, ma molto arricchente, perché porta nelle mura della scuola una visione parallela del mondo del lavoro, che può costituire anche dal punto di vista didattico un’evoluzione straordinaria. I ragazzi che tornano a scuola dopo esperienze di lavoro si sono confrontati con un altro tipo di autorità e di docenza e può essere un beneficio per tutti prenderne coscienza ed agire di conseguenza.
Genitori e famiglie, in terzo luogo. E’ giusto che si preoccupino di cosa vanno a fare i loro figli, perché lo fanno, con quali ritorni e con quali tutele. Che ci sono e ben precisate, a partire dalla Carta dei diritti e dei doveri. E’ molto singolare che questo aspetto non sia sufficientemente sottolineato. Altri stakeholders spesso inconsapevoli…
Datori di lavoro, enti, associazioni, sindacati. Il loro è un ruolo tanto delicato quanto fondamentale. Sono abili a denunciare gli svantaggi dell’Alternanza quanto spesso miopi nel valutarne i benefici. I ragazzi che ospitano nei loro percorsi sono una potente leva di marketing. Fanno da subito opinione, presto saranno consumatori e utenti, e poi collaboratori e forse un giorno loro dirigenti. Quanti motivi per fare a gara (e gli imprenditori più illuminati già la fanno) per ospitare, formare, accudire i giovani nelle loro sedi, nei loro opifici, nei loro uffici! Non è un caso che l’opera sia stata sponsorizzata, in Piemonte, da Federmanager, che svolge in molti progetti di successo dell’Alternanza un ruolo di ‘mentoring’.
I cittadini tutti. Eh, sì, tutti siamo stakeholders dell’Alternanza scuola lavoro. Perché è il più forte antidoto finora ritrovato (come sanno i paesi che ci hanno anticipato in questo percorso) contro la disoccupazione giovanile, per porre un freno al drammatico problema italiano dei NEET (Not in Education, Employment or Training) tema al quale, non a caso, è stato dedicato nel libro il capitolo d’apertura.
Ecco, questa è la presentazione di “Orientare e orientarsi nell’Alternanza scuola lavoro” edito in maggio da Lampi di stampa, che la Rivista Pedagogika ha definito:
“Ricco di spunti chiari e suggestivi, coinvolgente, ma allo stesso tempo semplice, lineare, un vero strumento completo di conoscenza, accompagnata ad appunti e riflessioni costanti e da una esauriente documentazione allegata.”